“Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un altro monte. E fu trasfigurato davanti a loro” (Mt 17,1-9).
È bello contemplare il mistero della gloria di Gesù: “Signore, è bello per noi essere qui”, ma ancora più utile per la nostra vita spirituale è ascoltare “la voce dall’alto”: “Questi è il Figlio mio, l’amato, in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo!” (Mt 17,5).
Ma per essere partecipi di tale mistero di gloria e risurrezione, bisogna seguirlo per la via della croce, della passione e morte: “Gesù cominciò a dire apertamente ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei sommi sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risuscitare il terzo giorno” (Mt 16,21).
Ascoltare la voce di Gesù è fare lo stesso cammino di Gesù: “Se qualcuno vuol venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua” (Mt 16,24).
Passione e gloria sono momenti essenziali della trasfigurazione di Gesù e della nostra trasfigurazione: per partecipare alla gloria di Gesù, comprendere Gesù come compimento della rivelazione ed avere una relazione unica con lui.
Partecipi della gloria di Gesù: la trasfigurazione avviene su un “alto monte”, luogo delle rivelazioni di Dio per la salvezza e per la piena conoscenza della volontà salvifica di Dio; la sua gloria risplende per noi: “la gloria di Dio rifulse nei nostri cuori, per far risplendere la conoscenza della gloria di Dio sul volto di Cristo” (2Cor 4,6). Il suo “voltò brillò” e “le sue vesti divennero bianche come la luce”: egli mostrò la l’immagine gloriosa della sua divinità, del “Figlio amato di Dio”.
Bisogna condividere con Gesù questa “esperienza di gloria” in vista degli eventi di passione, morte e resurrezione. Tutto è compi-mento della rivelazione: la gloria di Dio rifulse nella legge di Mosè e nel messaggio profetico di Elia, ma è in Gesù che noi “abbiamo contemplato la sua gloria, gloria del Figlio unigenito, che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità” (Gv 1,14).
La sua gloria è superiore a quella di Mosè e dei profeti: “dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto grazia su grazia” (Gv 1,16).
Ma non c’è vera partecipazione a tale mistero profondo di salvezza, se non stabiliamo una relazione unica con Gesù: “la voce dalla nube”, simbolo costante della presenza di Dio nel cammino di perfezione e santità, è stata chiara e determinata. “Solo Gesù” dobbiamo “ascol-tare”, perché egli con la sua parola e il suo amore è la via che ci conduce al Padre; “solo Gesù” dobbiamo seguire, perché egli sia il nostro vivere (Fil 1,21):
“Non vivo più io, ma vive in me Cristo. E questa vita, che io vivo nel corpo, la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha consegnato se stesso per me” (Gal 2,20). Non c’è più spazio per la paura, ma deci-sa volontà di fare il nostro cammino con Gesù.
Egli è il “profeta” voluto da Dio, il Figlio ama-to, in cui il Padre si compiace: ascoltarlo e seguirlo è necessario per superare la prova ed entrare con lui nella gloria: “Padre, voglio che quelli che mi hai dato siano anch’essi con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria, quella che tu mi hai dato; poiché mi hai ama-to prima della creazione del mondo” (Gv 17,24).
Contempliamolo crocifisso, se vogliamo contemplarlo nella sua gloria.