“Gli undici discepoli, intanto, andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato” (Mt 28,16-20).
Nel Vangelo di Matteo, la missione di Gesù ha inizio in Galilea, invitando tutti alla conversione: “Lasciò Nazaret, andò ad abitare a Cafàrnao e cominciò a predicare e a dire: Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino” (Mt 4,13-17).
E in Galilea, dal Monte delle Beatitudini, proclamò il suo Vangelo di salvezza per i poveri e i bisognosi di misericordia: “Andate e imparate che cosa vuol dire: Misericordia io voglio e non sacrifici. Io non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori” (Mt 9,13).
Anche la missione dei discepoli ha inizio dalla Galilea, sul “Monte della missione”, missione universale che riguarda tutti i popoli: “Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato” (Mt 28,19).
E il comando del Risorto, che non riguarda solo gli Apostoli, “pescatori di uomini” (Mt 4,19), ma tutti i discepoli, che investiti della forza dello Spirito, sono “testimoni di Gesù fino ai confini della terra” (At 1,8).
Essi non devono dubitare più (Mt 28,17), ma devono operare con fede, in intima unione con Gesù, in profonda relazione di mente e di cuore con Colui che li rassicura: “Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28,20).
La sua presenza è garanzia della missione universale dei discepoli, non la loro bravura, la loro sapienza o l’operare miracoli e prodigi nel suo nome. Gesù è il punto di riferimento costante della missione e della predicazione di ogni discepolo di Gesù, il crocifisso risorto: “La parola della croce è stoltezza per quelli che si perdono, ma per quelli che si salvano, ossia per noi, è potenza di Dio” (1Cor 1,18).
E il vero discepolo di Gesù “non annuncia il mistero di Dio con l’eccellenza della parola o della sapienza”, ma nella potenza dello Spirito annuncia Gesù, “diventato per noi sapienza, giustizia, santificazione e redenzione” (1Cor 1,30).
Credere in Gesù è essenziale: alla sua luce, la nostra esistenza prende un significato nuovo, è pienezza di grazia e santità, attesa dell’incontro con il Signore nei piccoli che hanno bisogno di aiuto: “Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me” (Mt 25,40); negli uomini che hanno bisogno di essere immersi nella morte e risurrezione di Gesù ed essere partecipi della vita di Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo.
Nella parola annunciata, parola di vita eterna, e nel sacramento del battesimo, sigillo della nostra appartenenza a Dio, noi saremo sempre in comunione con Gesù ed opereremo sempre nel nome di lui, l’Emmanuele, il Dio con noi. In conclusione, l’Ascensione è vivere la presenza di Gesù nella vita spirituale personale ed ecclesiale.
E la viviamo in diversi modi: con il mistero di amore di Cristo morto e risorto per noi, con la presenza dello Spirito nella nostra vita, con l’impegno di una vita intensa nella gioia e nell’amore misericordioso. Vivere il mistero di Cristo: lasciando operare in noi la grazia del battesimo, in cui ci siamo lasciati immergere nella morte di Cristo, per vivere una vita nuova in lui: “Liberati dal peccato e fatti servi di Dio, raccogliete il frutto per la vostra santificazione e come traguardo avete la vita eterna” (Rom 6,22).
Un abbraccio grande e affettuoso in Gesù