“Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo” (Mt 18,15-20). Prezioso suggerimento! Per lo più: ci trinceriamo nel silenzio o ricorriamo alla mormorazione o peggio al risentimento.
Ricordiamoci: la persona che sbaglia è sempre un “fratello”, non un nemico da scartare o da odiare. Qualunque sia lo sbaglio, rimane sempre un fratello, bisognoso di aiuto per riflettere, da riportare alla comunione d’amore: “Cerchiamo ciò che porta alla pace e all’edificazione vicendevole” (Rom 14,19).
Il silenzio: da solo non basta. Se lo si pratica, deve essere unito alla preghiera per il fratello, chiedendo a Dio di illuminare il suo cuore con la luce della verità: “Non lasciarti vincere dal male, ma vinci il male con il bene” (Rom 12,21).
La mormorazione: “Guardatevi da inutili mormorazioni, preservate la lingua dalla maldicenza, perché neppure una parola segreta sarà senza effetto; una bocca menzognera uccide l’anima” (Sap 1,11). Risentimento: “Non coverai nel tuo cuore odio contro il tuo fratello; rimprovera apertamente il tuo prossimo, così non ti caricherai di un peccato per lui Non ti vendicherai e non serberai rancore contro i figli del tuo popolo, ma amerai il tuo prossimo come te stesso (Lev 19,17-18).
In tutti questi atteggiamenti, non c’è sapienza del cuore: “La sapienza che viene dall’alto anzitutto è pura, poi pacifica, mite, arrendevole, piena di misericordia e di buoni frutti, imparziale e sincera. Per coloro che fanno opera di pace viene seminato nella pace un frutto di giustizia” (Gc 3,17-18).
Tre cose sono necessarie per vivere un così grande insegnamento di Gesù: avere un cuore docile, guardare Gesù crocifisso, accogliere il fratello. Avere un cuore docile, simile a quello di Gesù: “Imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita” (Mt 11,29).
È Gesù che plasma il nostro cuore: con la sua grazia ci rende misericordiosi, con la sua parola di salvezza modella il nostro modo di pensare, di agire e di sentire, con la sua pazienza ci spinge a migliorarci ogni giorno: “Non conformatevi alla mentalità di questo secolo, ma lasciatevi trasformare rinnovando la vostra mente, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto” (Rm 12,2).
Guardare Gesù crocifisso: facciamo esperienza di Gesù e imitiamo Gesù: “Corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, egli che dà origine alla fede e la porta a compimento” (Ebr 12,1-2).
In lui e nella sua misericordia, ci ritroveremo insieme, fratelli tra fratelli. Accogliere il fratello dietro l’esempio di Gesù: egli ci ha attratti ed accolti anche quando eravamo lontani da Lui; non ci ha mai umiliati, ma si è chinato sulla nostra piccolezza, aiutandoci a crescere e a maturare gradatamente. La maturità spirituale si misura dal nostro saper accogliere, attirare e rispettare gli altri. La correzione fraterna va fatta «con magnanimità», cioè con quella grandezza d’animo che desidera solo il bene del proprio fratello; vuole solo la sua salvezza, la desidera, la ama, si pone a servizio di essa con tutto noi stessi.
La correzione va fatta “con dottrina”: cioè con quello insegnamento improntato al Vangelo, cioè “alle sane parole del Signore nostro Gesù Cristo” in vista della salvezza, a cui Dio Salvatore ha chiamato tutti gli uomini. “Ama, e fai ciò che vuoi. Sia che tu taccia, taci per amore, sia che tu parli, parla per amore; sia che tu corregga, correggi per amore; sia che tu perdoni, perdona per amore” (S. Agostino).